Il Segreto di Eva – Genova Palazzo Ducale

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IL SEGRETO DI EVA –  Spazio46 di Palazzo Ducale, Genova

Sotto il segno del femminile, Art Commission Events apre uno scenario in cui ognuna delle tredici artiste mostra la forma, i contorni, il fondo, il riflesso, l’iridescenza cangiante di un precipitato di sé, di un segreto inteso, etimologicamente, come secretum.  Ars per i Latini, Τέχνη  per i Greci, l’Opus è un lavoro che implica la capacità di formalizzare un concetto, un progetto, un’emozione, una rammemorazione. Le categorie d’arte visiva in cui rientrano, o da cui sconfinano, le artiste in mostra sono la Digital Art, la fotografia, l’installazione concettuale, oggettuale, simbolica, gestuale, il video, la pittura, la scultura. Sono quindi rappresentate, nel contesto espositivo, la tradizione e l’innovazione, in territori in cui la tecnologia dialoga con la poesia, la dimensione onirica, filosofica, psichica, alchemica, extra e intrapersonale, performativa e scritturale. Si stabiliscono legami e continuità tra le opere delle artiste in mostra, il cui terreno comune è donna. Nelle Scene primarie/Urszenen, nelle Fantasie primarie/ Urphantasien della creatività femminile, la domanda sul desiderio resta aperta. A partire dal titolo, la parola Segreto è già vertigine. La discesa reiterata nel proprio abisso, per cogliere l’eco del quesito che ognuna non cessa di porre a se stessa, senza, tuttavia, mai tradirne il segreto, si configura come il racconto, intessuto di caleidoscopici rimandi, di una mise en abîme, di una ricerca, nel proprio limite, di un infinito. Una volta scelto un campo semantico, in cui operare, l’artista ne attende il responso, il messaggio provocato, evocato. In tale attesa, non cessa di mettere in scena il suo nascondimento, il suo ritrarsi nel luogo di un ritratto in cui la presenza si assenta, per lasciar affiorare il sigillo di un’impronta, il segno di un’identità, di una traccia mnestica, visiva o verbale. Come una figura riflessa in uno specchio, il soggetto del ritratto è sempre altrove. Questa mostra, che si descrive con le parole del non detto, restituisce, in un contorno di luce, l’inarrivabile pienezza del Vuoto.

(dal testo  di Viana Conti )